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VIA EZIO POLO
PIZ SERAUTA - MARMOLADA
ITALIA




Parete Sud

Prima salita invernale in solitaria
Giordani Maurizio, 7-8 febbraio 1985
TD, difficoltà massima 6°
Sviluppo 625 m. su un dislivello di oltre 550 m.
6-8 ore (tempo medio di salita).
Itinerario per gran parte attrezzato. Sufficiente per la ripetizione una piccola scelta di chiodi, di stoppers, ed alcuni friends (uno anche grosso). I primi salitori impiegarono 26 ore effettive di arrampicata usando circa 200 chiodi e 20 cunei di legno. Attualmente è possibile portare a termine l'intera salita senza il minimo uso di mezzi artificiali di progressione e la valutazione non supera mai il 6° considerando evitabile, su difficoltà minori, l'unico breve tratto dove, seguendo il tracciato originale, si arriverebbe al 7°.

Ventisette anni dopo Maurizio Giordani, da solo, fa la prima invernale e seconda solitaria alla via «Polo». Un'esperienza raccontata così:
Mentre l'arrampicata sta oggi correndo esasperata
verso limiti ogni giorno più elevati, una barriera sempre più alta si erge a separarla dall'alpinismo tradizionale, quello per così dire che ha fatto storia fino ad ieri. Forse per questo da qualche tempo a questa parte mi sono proposto di non lasciarmi trascinare completa-mente nel vortice delle nuove correnti, cercando invece di costruirmi un mio modo di arrampicare, pur facendo alpinismo. Praticando il «free climbing» in falèsia mi sono reso conto che con un'ade-guata preparazione psicofisica si possono raggiungere limiti inimmaginabili in arrampicata, ma allo stesso tempo ho notato che chi pratica questo tipo di attività spesso la fa fine a se stessa.
A questo non ho voluto adattarmi, non certo per repulsione verso le nuove idee, ma perché credo che la montagna abbia ancora qualcosa da darmi, qualcosa da scoprire e da raggiungere.
Arrampicare su difficoltà sostenute è inebriante com'è inebriante muoversi
in armonia con ogni muscolo del proprio corpo, ma queste sensazioni che tante volte si provano in falesia, in alta montagna si aggiungono a cento altre sensazioni che trasformano l'ascesa in qualcosa di più completo della semplice arrampicata; lo stesso mondo esterno muta ed appare nuovo, diverso, forse più libero.
Mia ultima piacevole esperienza è stata il concretizzare queste idee anche nella stagione fredda, durante la quale, per mia grande soddisfazione, ho portato a termine alcune salite di grande impegno.
La parete? Nemmeno dirlo: la Sud della Marmolada.
Dove mai, anche d'inverno, si può arrampicare in scarpette d'aderenza divertendosi e destreggiandosi piacevolmente su difficoltà elevate? in caso di cattivo tempo è una parete micidiale, ma con il tempo favorevole niente vi è di più entusiasmante che salire per le sue placche levigate dove la roccia è sempre solida e rassicurante.
L'importante
è avere con sé quanto serve a proteggersi da un eventuale cambiamento meteorologico, sempre possibile quanto imprevisto. Digiuno di esperienze invernali solitarie, ho voluto arricchire il mio bagaglio alpinistico con una salita che mi ha dato veramente molto; la via «Ezio Polo» all'Antecima del Piz Seràuta.
Avvalendomi di un'importante accurata precedente preparazio-ne ho saputo salire quest'itinerario, considerato fra i più difficili in Marmolada, senza il minimo bisogno di mezzi artificiali per la progressione, autoassicurandomi e recuperando lo zaino con il ma-teriale da bivacco. Credo che determinante si sia rivelato l'allena-mento effettuato nelle palestre della valle del Sarca, come anche le precedenti esperienze di salite in altre zone della Parete Sud. Vivere comunque quattro giorni in perfetta solitudine e senza il più piccolo aiuto da parte di altri è stata per me un'esperienza nuova, bellissima e senz'altro costruttiva, nella quale ho imparato a dover dipendere in tutto e per tutto solo da me stesso; una parete, fra le più difficili e nelle più difficili condizioni, salita grazie solo alle mie energie. Il dispendio di molte forze fisiche per portare in vetta e poi a valle lo zaino pesantissimo che mi ritrovavo sulle spalle e lo sforzo psicologico non indifferente dovuto alla concentrazione continua anche durante il ritorno, lungo quel tratto pericolosissimo di rocce miste a neve e ghiaccio che caratterizzano il versante Nord, mi hanno pesato molto, ma è una fatica che subito si reintegra; basta solo pensare alle sensazioni provate durante il superamento del tratto chiave della salita oppure all'alba sul mare di nuvole che ha accompagnato il mio risveglio all'ultimo bivacco e tutto scompare in un alone di piacevoli ricordi. Rimane un'avventura che mi farà da guida verso tante altre.










 
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