Maurizio Giordani Viaggi e Spedizioni Info e Contatti


   
VIA HATSCHI BRATSCHI
Marmolada d'Ombretta - MARMOLADA
Italia




Parete Sud

VIA HATSCHI BRATSCHI
Giordani Maurizio, Zenatti Franco
Prima salita invernale
D +, difficoltà massima 6° -.
Sviluppo 1050 m. su un dislivello di circa 750 m.
5-7 ore (tempo medio di salita).
Pochi i chiodi in parete; i primi salitori hanno usato e lasciato un solo chiodo ed impiegato 6 ore per arrivare in vetta al pilastro. Nell'occasione si è fatto largo uso di protezioni "veloci" quali stoppers, hexentrics e friends che sono consigliati anche in ripetizione.
Subito sulla destra del canale-colatoio per il quale sale la via "Castiglioni-Pisoni", una grigia serie di placche non molto verticale si presta ottimamen-te all'ascesa. La roccia infatti, particolarmente appoggiata, si presenta profondamente scolpita dalle corrosioni e questo favorisce la scalata che risulta relativamente facile, estetica e molto piacevole. E qui sale appunto
la prima parte della via "Hatschi Bratschi", per la quale è possibile arrivare alla grande cengia in brevissimo tempo. La parte alta è però ben più impegnati-va e supera al centro un enorme pilastro delimitato a sinistra dalla profonda spaccatura, per la quale sale la via "Barbier-Dal Bianco" ed a destra dalla parte alta della via "Castiglioni-Pisoni".
Si aggira qui sulla sinistra una liscia verticale serie di placche per poi salire in bella arrampicata su un calcare ben saldo fino a 150 metri dalla vetta, dove la roccia si fa particolarmente verticale. Una successione di fessure superficiali, unica incisione nella giallo-grigia parete, permette ora di proseguire, ma qui la roccia diventa più infida ed una particolare attenzione va fatta a caricare appigli ed appoggi. È questo il tratto più impegnativo ed anche il più pericoloso, che però può essere superato
senza problemi con un po' di prudenza in più.

Il racconto sul «Pilastro Hatschi Bratschi»
È passato poco più di un mese dalla salita del «Don Quixote» ed ancora i momenti più significativi di quell'indimenticabile esperienza mi tornano spesso nella mente a farmi rivivere la mia più difficile avventura. Ne io ne Franco però siamo abituati ad abbandonarci ai ricordi e se esiste l'opportunità di una nuova singolare impresa, certo non ce la lasciamo scappare. Dopo il successo del gennaio scorso siamo molto caricati nel morale ed il primo periodo di bel tempo è già programmato per la Marmolada; obiettivo la via «Hatschi Bratschi» sull'omonimo pilastro. Mai nessuno, nello stesso inverno, è riuscito a salire per due volte la Parete Sud e questo è per noi motivo di spinta, per riuscire in qualcosa che mai è stato fatto prima.
Anche Lorenzo
Massarotto, che la volta scorsa avevamo incontrato poco sopra il rifugio Falier, intenzionato ad attaccare da solo la parete, è riuscito, dopo alcuni tentativi in un'eccezionale impresa: la salita in prima invernale solitaria della via «Canna d'organo»; questo a contraddistinguere, se anche la nostra seconda ascensione riuscirà, una stagione del tutto particolare per la Parete Sud.
Il cielo è particolarmente terso in questo periodo ed i caldi raggi del sole di un marzo particolarmente favorevole ci accompagnano durante la nostra salita. In parete troviamo pochissimi chiodi; del resto nemmeno sul «Don Quixote» ne abbiamo trovati, ma l'arrampicata è talmente piacevole che i tiri di corda si susseguono veloci.
Superati due terzi di parete, in una scomoda nicchia, sistemiamo il nostro bivacco; sotto di noi l'immancabile mare di nuvole, sempre
presente in inverno, ricopre di morbida bambagia le valli dell'Agordino. Rannicchiati, passiamo la notte ed all'alba una magnifica giornata si prospetta ad accompagnare il nostro deciso attacco alla vetta.
Anche se impegnativo, il tratto terminale non ci crea problemi e possiamo così uscire dalla parete con il sole ancora alto all'orizzonte; come speravamo tutto si è risolto nel migliore dei modi e la discesa lungo il versante innevato del ghiacciaio, accompagna i nostri pensieri, ancora saldamente aggrappati al bianco calcare della nostra ultima avventura.
In parete molte cose cambiano ed ogni cosa assume dimensioni diverse, forse più reali anche se fantastiche rispetto alla realtà di ogni giorno e spesso ci si trova faccia a faccia con le proprie emozioni, con le proprie debolezze più recondite, con la propria forza inferiore, con la propria paura; di fronte ad una situazione di pericolo oppure davanti ad una scena particolare, alla quale non si
è abituati, quello che si sente dentro appare più chiaro, più marcato anche e le proprie sensazioni si vivono intense. Una stupenda forma di libertà, nella quale di noi stessi scopriamo quei lati che prima non conoscevamo, perché celati da un velo che solo in alcune particolari situazioni si riesce a togliere, ed è questo che mi rende indimenticabili tali esperienze e che mi fa sentire a disagio quando me ne distacco.
Una cima raggiunta, una avventura vissuta, non arricchisce solamente, ma lascia anche un vuoto dietro di sé, il vuoto della nostalgia per quei fantastici, intensi momenti, quel vuoto che si riempirà con un'altra cima da raggiungere o con un'altra avventura da vivere.









 
Gmountain Partner
Gmountain Partner: Scarpa
Gmountain Partner: Skitrab
Gmountain Partner: Gmountain Partner: Climbing Technology